Come avere visione di gioco

Puntando il faro sul gioco pensiamo al talento, al duro allenamento fisico, alle capacità tecnica, alla potenza e alla resistenza. In generale a tutte quelle qualità che riteniamo indispensabili alla performance, che sono il risultato di predisposizione e preparazione, che sono potenziate dalle tattiche e dall’esperienza sul campo.

Tutto questo in effetti è fuori dubbio.

Nello sport, sul lavoro, nella vita, le nostre competenze e la nostra applicazione sono necessari ai risultati che possiamo conseguire.

Ciò spesso induce a credere che sia importante porre il focus esattamente e unicamente sull’azione. In realtà la qualità e l’efficacia della nostra attività è influenzata da un insieme di fattori che stanno oltre e intorno all’azione stessa.

Pensate semplicemente a quanto giudichiamo talvolta “ingombranti” le emozioni sul buon esito di una sfida o di una gara se non abbiamo sviluppato una buona capacità di gestione delle emozioni. O, ancora, a quanto sarebbe perennemente spiazzato il giocatore, pur atleticamente dotato, che sconoscesse l’arte del dribbling.

La verità è che la bravura intesa come preparazione al gioco non è mai sufficiente. A fare davvero la differenza è la visione di gioco, quella che potremmo definire la marcia in più.

La visione ci consente un approccio allargato, ci fa intercettare segnali importanti, ci aiuta a prevedere e anticipare mosse altrui quindi a dominare le situazioni. Invece di agire in maniera meccanica la visione ci porta ad agire in maniera lungimirante. Conserviamo maggiore calma perché abbiamo una percezione rapida degli eventi che ci permette di reagire, evitare un problema, fare il passo giusto.

Potremmo parlare di veri e propri sensori.

Ecco, la visione di gioco è l’attivazione di tutti i nostri sensori. Sentire, vedere e pensare tempestivamente è fondamentale per potenziare al massimo le nostre possibilità. Ci rende meno vulnerabili, non ci lascia in balia dell’improvvisazione, disorienta l’avversario. E non solo. Ci fa stancare meno o ci fa impiegare meglio le energie. In effetti non disperdiamo le forze in maniera convulsa e probabilmente inutile e restiamo lucidi e connessi.

Come avere dunque visione di gioco?

Con un costante allenamento mentale. Avere visione significa lavorare per affinare tutte le percezioni e conseguentemente le capacità di agire meglio ovvero agire in maniera adeguata al momento e al contesto. In un match, in corsa, in pista, su un campo di calcio, il confronto si gioca e si vince innanzi tutto a livello mentale.

Avete presente l’espressione comune “bisogna avere cento occhi”?

Riuscire a capire cosa farà l’avversario talvolta è davvero determinante.

Guardare i piedi e la palla e non vedere a quale compagno è bene passarla può essere fatale.

Nella competizione non dobbiamo avere occhi solo per l’azione, conta lo sguardo d’insieme.

In effetti perché il coaching ha un ruolo importante? Proprio perché guida a un allenamento non solo fisico. La padronanza del gioco non deriva solo dalle abilità sportive e tecniche ma dall’intelligenza emotiva, dal buon funzionamento di quei sensori che ci fanno vedere ben oltre il singolo momento, che ci fanno adeguare la nostra strategia alle condizioni reali, che ci orientano a captare tutti gli elementi che possiamo sfruttare a nostro favore e tutti i fattori di rischio che dobbiamo scongiurare.

La visione di gioco è una lente di ingrandimento con una bussola incorporata. Possiamo lavorarci e potenziarla. Questo vuol dire fare palestra di pensiero oltre che di preparazione muscolare. Leggere il gioco, decodificare l’atteggiamento degli altri, prevedere un andamento, si rivelano l’atout per affrontare egregiamente la competizione. Non possiamo affidare la nostra performance dunque unicamente alla tecnica di gioco o alla nostra prestanza fisica, dobbiamo affiancare un tipo di preparazione che abbia un impatto molto più profondo e decisivo.

Sostanzialmente avere visione significa entrare sul terreno di gioco con tutti i sensi ben lubrificati e recettivi. È molto più facile ragionare e rispondere correttamente in maniera veloce se ci muoviamo con una visione ben chiara.

Immaginate quante volte si può rivedere una partita o una gara per comprendere tutte le dinamiche che hanno portato a un risultato, quali errori sono stati commessi, quali aspetti hanno avuto un peso positivo o negativo. E poi immaginate quale e quanto lavoro si poteva fare prima perché i nervi fossero più saldi, perché un tranello non ci cogliesse sprovveduti, perché l’intero svolgimento fosse sotto il nostro controllo.

Qual è il primo passo per imparare ad avere visione di gioco? Comprenderne il valore. Sì, comprenderne il valore ci predispone ad ampliare i nostri orizzonti di dedizione e allenamento, a compiere la scelta di lavorare sul training mentale.

Il secondo è quello di prendere confidenza con tutti i fattori che incidono sul gioco, sul suo ambiente, sul tempo di svolgimento e che possono condizionare noi e gli avversari.

Il resto verrà gradualmente, quando gli esiti daranno le prime conferme della bontà della scelta.

 

Stefano Pigolotti

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