Siete vulnerabili? Allora siete forti!

Forse ci hanno insegnato a considerare la vulnerabilità una debolezza da combattere ad ogni costo, una fragilità pericolosa, un’insicurezza da vincere.

In verità la vulnerabilità in sé è un valore positivo.

Esprime la nostra sensibilità, è la nostra connessione con le emozioni.

Quando temiamo di non superare un esame, quando confessiamo i nostri sentimenti e abbiamo paura non siano corrisposti, quando siamo preoccupati per l’eventuale rifiuto a una nostra richiesta, siamo semplicemente umani.

In effetti la vulnerabilità rivela proprio che siamo umani quindi fallibili e esposti alle naturali sensazioni di ansia, difficoltà, trepidazione.

Ciò che è negativo se mai è negarla e nasconderla.

L’esperienza straordinaria che ci è dato vivere è invece accettarla. Accettare le proprie imperfezioni, accettare i propri momenti problematici, accettare i propri stati d’animo. Accettare la nostra vulnerabilità come patrimonio di umanità. Questo genera la forza del coraggio. Il coraggio di chiedere aiuto, il coraggio di essere autentici, il coraggio di confrontarsi con le emozioni.

La vulnerabilità sviluppa empatia, ci aiuta a crescere, ci rende unici.

Ci sono situazioni che ci commuovono, cose che ci terrorizzano, ambiti che facciamo fatica ad affrontare. Questa è normale vulnerabilità, fa parte di noi, ci racconta moltissimo di chi siamo e di cosa possiamo fare per non esserne preda.

Del resto è anche una fonte inesauribile di percezioni.

Sì, la vulnerabilità ci fa captare molte cose, ci fa percepire più sfumature, ci fa cogliere più profondamente gli altri e l’ambiente intorno a noi. Occorre dunque farne tesoro. Come gli artisti, come i grandi pensatori, che fiutano in anticipo e con maggior vigore tanti elementi e tanti aspetti che ai più sfuggono.

L’intuito e la capacità di ascolto sono qualità importanti, della vulnerabilità.

Se ne siamo consapevoli e l’accogliamo, la vulnerabilità diventa un potere.

In psicologia si direbbe che ci permette di abbandonare il sé ideale e di abbracciare noi stessi. Ci rende veri e ci dà una marcia in più.

Avete presente le persone che sanno dire: «Non so»? Oppure quelle che ammettono: «Ho bisogno della tua collaborazione»?

Sono persone che non fingono di essere invulnerabili, anzi confidano la loro vulnerabilità, la trasformano in un’occasione di evoluzione, sanno interagire con gli altri. Il risultato? Sono libere, piacevoli e apprezzate. Hanno fatto della vulnerabilità coraggio.

Cosa significa coltivare la vulnerabilità?

Ascoltarsi e non soffocare le emozioni, innanzi tutto. Imparare poi a comunicarle quindi abbassare la guardia e porgersi agli altri sinceramente. Tutto ciò matura gentilezza, nei nostri confronti, nei confronti degli altri, della vita, del lavoro. Chi fa virtù della vulnerabilità infatti non entra perennemente in competizione con il prossimo in una gara di perfezionismo o di muscoli, si collega, stringe alleanze, coopera.

La vulnerabilità in definitiva è l’umana via della saggezza. Abbiamo dei limiti e non possiamo che riconoscerlo, attraversiamo periodi di debolezza e ciò non ci toglie valore. Scoprirlo per noi stessi vuol dire imparare a comprenderlo anche per gli altri. Nella misura in cui ci tiene o ci riporta nella nostra naturale condizione di esseri umani favorisce quindi il nostro benessere e le nostre relazioni.

 

Stefano Pigolotti

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