Quando lo stress non è più produttivo

Chi ha detto che lo stress non è produttivo? Numerosi studi di settore hanno dimostrato come una piccola dose di eustress possa essere non solo motivante, ma anche particolarmente adatto per aumentare la produttività di ciascuno di noi. Il segreto è saper gestire la quantità di ansia e preoccupazione che deriva da esso.

 

Sono Stefano Pigolotti e nella mia carriera prima come imprenditore poi come formatore professionista, mi sono imbattuto spesso nella cattiva gestione dello stress non solo da parte  delle persone che accompagno nei percorsi di crescita personale, ma anche sulla mia pelle. Partiamo da un dato fondamentale: lo stress se in quantità ridotte e gestito in maniera corretta può darti quella spinta in più per fare la differenza. Il problema nasce quando si perde il controllo della propria giornata e ci si lascia sopraffare dagli eventi e dalle preoccupazioni.

 

Che cosa è lo stress? Distinguiamo tra eustress e distress

Gli esperti del settore non parlano semplicemente di stress, ma dividono tra eustress e distress. Per spiegare il vero significato di un termine, mi piace partire dalla loro etimologia: infatti, entrambi i termini derivano dal greco e significano rispettivamente stress positivo (il prefisso “eu” significa buono) e stress negativo, la paura distruttiva e paralizzante (il prefisso di- ha una precisa connotazione negativa).

 

In condizioni standard la fase di eustress e distress si alternano in maniera ciclica e armonica, rimanendo sostanzialmente in equilibrio tra loro. Lo stress buono ci consente di gestire con grinta i piccoli e grandi ostacoli della giornata, senza sentirci sconfitti di fronte a qualsiasi difficoltà. Insomma, in condizioni di eustress non ci si perde nel cosiddetto bicchiere d’acqua.

Quando però, a seguito di un sovraccarico di lavoro o di un periodo emotivamente difficile, la paura ha il sopravvento, ecco che quello che poteva essere una spinta in più nell’affrontare la giornata si trasforma in una zavorra. Poni attenzione ai primi segnali di stress negativo: se infatti riuscirai a cogliere in maniera tempestiva il calo di motivazione all’azione e un senso di malinconia profonda (oltre ad eventuali ripercussioni sul tuo corpo come inappetenza e bruciore allo stomaco) riuscirai ad invertire la rotta.

 

Come liberarsi del distress

Durante la mia carriera, soprattutto come sport coach con i piloti di Moto3, mi sono trovato spesso a lavorare con atleti – anche molto giovani – che, a causa di un’errata gestione di ambizioni e stress, rischiavano di compromettere l’esito della performance per la quale si preparavano da tempo.

Le cause che portano la trasformazione da eustress in distress sono numerose e possono dipendere da numerosi fattori, non ultimo il carico di aspettative di cui si sportivi si fanno carico.

 

In questi casi, accompagno gli atleti in un percorso di riscoperta della propria essenza autentica attraverso un vero e proprio reset della propria vita. Cambiare abitudini, farsi le domande giuste (chiediti non solo “dove  sto andando?” ma “come sto raggiungendo il mio obiettivo?”, “che persona sto diventando e voglio essere in futuro?”) e riscoprire la perseveranza e la resilienza nascosta in ciascuno di noi: ecco la mia ricetta – almeno una parte – per combattere il distress.

Aggiungi anche un pizzico di gratificazione per i traguardi che raggiungi quotidianamente e il sapersi dare una pacca sulla spalla ogni tanto e sarai già a metà della salita.

 

Stefano Pigolotti

 

 

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