Prova di resilienza: come superarla

La resilienza di un materiale è la sua capacità di assorbire un urto senza rompersi. Nell’ambiente e in biologia si intende la capacità della materia di autoripararsi dopo un danno. Così in psicologia si intende per resilienza la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici.

Fondamentalmente per tutti i sistemi è essenziale la capacità di adattarsi al cambiamento, di reagire a situazioni negative, di rialzarsi dopo una caduta.

Questo principio di base è in effetti ciò che consente la crescita. Soccombere, al contrario, significa lasciarsi travolgere dai problemi, dagli sgambetti della vita, dai dolori, dalle delusioni.

Resilienti sono le persone che reagiscono alle avversità, sono duttili e flessibili, non si spezzano, non si arenano.

Trovano con motivazione e perseveranza la forza di reagire alle difficoltà.

Sappiamo bene che innovazioni e invenzioni sono figlie del desiderio umano di superare un limite, di non abbattersi davanti a un ostacolo, di provare e riprovare. L’errore e il danno lette come opportunità sono il trampolino di lancio per la nostra evoluzione. È impossibile mettersi al riparo dai momenti difficili, andare esenti da scottature, evitare i fallimenti. È invece possibile non leggere la parola fine dentro le batoste e gli urti della vita e trovare nuova carica.

Aristotele diceva: «Se c’è una soluzione, perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione, perché ti preoccupi?»

La grande lezione esorta alla lucidità con la quale affrontare gli eventi o un tempo che ci turbano. Un mix di serenità e determinazione per compiere la scelta di non subire, per fare tutto ciò che ci è possibile. Questo vuol dire allenare la nostra resilienza con un atteggiamento positivo, propositivo, tenace, coraggioso.

Non possiamo tutto e non ci è dato risolvere ogni cosa e sciogliere ogni nodo. Quello che invece non ci è affatto negato è mettere in moto la nostra volontà e la nostra grinta.

Quello che non ci uccide ci rende più forti, non lo canta solo Biagio Antonacci. La realtà è che possiamo davvero superare molte prove se non abbandoniamo la lotta al primo imprevisto, al primo scossone, alla prima sofferenza.

Di cosa è persuaso Stefano Pigolotti?

È bene alimentare la speranza e la fiducia. Sono energie che ci aiutano moltissimo.

 

Nasciamo con la resilienza in dotazione oppure possiamo impararla e svilupparla?

Sicuramente una buona resilienza presuppone fiducia in se stessi e quindi è importante innanzi tutto lavorare su questo fronte: credere in noi e nelle nostre qualità, darci la chance di inseguire i nostri sogni e il nostro benessere, vivere e non sopravvivere.

Possiamo sostenere il nostro cammino per vincere la prova di resilienza pensando ai bambini. Quanto conta che cadano, si sbuccino le ginocchia, facciano sbagli, prendano abbagli? Conta tanto. Conta tanto perché offre loro molte informazioni, insegna loro cosa è giusto e cosa è sbagliato, quanto una scelta è pericolosa e quale livello di rischio si può correre. Dona loro la ricchezza dell’esperienza. Non dovranno smettere di andare in bicicletta per evitare le cadute, dovranno solo porre maggior attenzione, prendere dimestichezza con il metodo e la velocità.

Per noi adulti funziona nello stesso modo.

Ogni occasione è una leva per farci scoprire qualcosa.

Praticare la resilienza peraltro ci svela, sin dai primi passi, che possiamo risalire la china, che non tutto è perduto. E questo innesca un meccanismo virtuoso, ci sprona a lottare, a confidare, a impegnarci. Possiamo quindi prendere confidenza attiva con la resilienza partendo da piccole cose, da intoppi risolvibili, da grane quotidiane che possiamo sgonfiare tranquillamente. Ogni risultato ci darà stimolo!

La nostra intelligenza poi ci illumina: non dobbiamo identificarci con il problema, non dobbiamo fossilizzarci sul problema. C’è una distanza (anche solo mentale) adeguata a darci la misura di ogni cosa. Talvolta basta allontanarsi un po’ che un dramma rimpicciolisce no?

È decisamente meglio concentrarsi sulla soluzione, tentare un rimedio, reagire.

Del resto, se proprio non c’è soluzione, è necessario semplicemente e consapevolmente accettarlo.

Ogni prova di resilienza in sostanza è un’opportunità. Di riscatto, di rivalsa, di rivincita. Una chance da giocare. Meglio la cicatrice di una ferita curata che l’infezione di una ferita lasciata a se stessa.

Dobbiamo dare alla nostra forza interiore lo slancio per esprimersi.

 

In questa direzione cosa può suggerire Stefano Pigolotti?

 

Immaginatevi in una situazione improvvisa d’emergenza. Un grido per chiamare i soccorsi può essere vitale. Ecco, uno scatto di reni e di ottimismo hanno sempre un’ottima probabilità di superare la sfida!

E, ancora, fate molto caso alle volte in cui, per necessità o entusiasmo, avete esercitato quello scatto. Memorizzatelo. Seguitelo come esempio. Spesso riteniamo sia tutto perduto solo perché molliamo la presa. Se risaliamo in sella come i bambini e ci rimettiamo a pedalare abbiamo già vinto la prova.

Non è un caso che sia salutare alla resilienza la nostra apertura, il nostro piacere per la bellezza, la nostra disposizione ad osservare ciò che ci piace, a godere emozioni felici, a frequentare persone ottimiste: facilita e sviluppa in noi atteggiamenti vigorosamente positivi.

La prova di resilienza? È fatta per concederci l’onore e la gioia di superarla!

 

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