«La vista è una funzione degli occhi, ma la visione è una funzione del cuore»
(Myles Munroe).
Sentiamo parlare facilmente di vision aziendale come proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori, le aspirazioni di chi governa l’azione.
In realtà possiamo e dobbiamo parlare anche di visione personale, di vita, in ogni ambito. Non si tratta di obiettivi pratici, la visione è qualcosa di più profondo, che sta a monte degli obiettivi stessi, che ci anima ogni giorno e ci spinge verso una direzione.
La visione è il nostro perché, la ragione che ci fa agire.
Proprio in conseguenza e all’interno della nostra visione ci poniamo poi degli obiettivi da raggiungere, facciamo le scelte che meglio rispondono al nostro fuoco, compiamo i passi e le azioni che ci consentono di trasformare il sogno in realtà.
Una sorta di motivo intimo e superiore, di motivo che assorbe e guida i motivi secondari: questa è la visione.
Perché è un interrogativo essenziale. Ci svela il senso che diamo alla nostra vita, l’autentico scopo che ci riconosciamo, il pensiero fisso che ci definisce, ci sostiene e ci invoglia.
Possiamo identificare la visione come il nostro motore. Un motore che ha bisogno della nostra consapevolezza. Siamo noi ad accenderlo, superando le paure. Invece di stare in balia degli eventi, della casualità, di ciò che gli altri possono determinare per noi, siamo noi che possiamo cogliere il perché della nostra esistenza.
La luce che immaginiamo e vediamo per noi è molto al di là dei singoli risultati, dei piccoli o grandi obiettivi, delle tappe che tocchiamo, è ciò che ci muove e dal quale origina il nostro entusiasmo e la nostra tenacia.
Il punto di partenza è dunque individuare il nostro scopo fondamentale, trovarci a tu per tu con lui e poi ingranare la marcia. Talvolta per riuscirci dobbiamo lavorarci su, lavorarci su parecchio.
Ci sono domande chiave che possono aiutarci in questo lavoro secondo Stefano Pigolotti?
Chi sono? Chi non sarò mai? Chi voglio diventare?
Queste sono decisamente preliminari e fondanti. Ci consentono infatti di investigare dentro di noi in modo prezioso. Ascoltare e accogliere le risposte, sulla bilancia dei desideri e delle esclusioni, ci offre la prima chiara indicazione della pasta di cui siamo fatti, di ciò che è per noi e di ciò che non mettiamo nel nostro orizzonte.
Da queste domande si passa a livelli successivi, sempre più puntuali, di quesiti:
Cosa significa per me avere successo?
La risposta è come un cartello segnaletico. Ci restituisce l’esatto orientamento dei nostri valori e delle nostre concezioni. Forse siamo focalizzati sulla carriera e sulla ricchezza, magari sogniamo amore e famiglia oppure viaggi, amici e divertimento.
E così via, in una sorta di escalation che ci mette serenamente a nudo.
Quali sono le mie qualità?
Sono qualità che possediamo o qualità che dobbiamo potenziare e anche questo aggiunge un tassello al nostro cammino.
Poi come sarò tra tot anni, quali persone vorrei fossero nella mia vita, cosa farei se non avessi impedimenti?
Questi interrogativi incalzano e puntano tanti piccoli e grandi fari che mettono in luce la nostra visione.
La visione è quel puntino laggiù che solo tu puoi mettere a fuoco.
Bisogna concentrarsi, per arrivare a centrare cosa vogliamo e perché lo vogliamo.
Solo quando comprendiamo questo, imbocchiamo strade sensate, abbracciamo l’opzione per noi migliore, guardiamo dalla parte della nostra meta.
La visione è il nostro perché.
E perché bisogna avere una visione?
Perché diventa la nostra bussola, perché ci sottrae alle onde degli eventi, perché attiva la nostra forza, perché ci tiene costantemente in linea con noi stessi.
Sapere chi siamo, cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare, è esattamente il punto di connessione con la nostra identità.
Volete sapere come si sente Stefano Pigolotti in relazione alla visione?
Sicuramente ha risposto a tutte le domande e continua a porsele, verificando quanto è acceso il motore. Questo si traduce automaticamente in realizzazione dei sogni, successi, concretizzazione della visione? Non è detto, non in termini assoluti. Ci sono variabili che non possiamo prevedere e governare, ci sono limiti che non possiamo superare, ci sono ostacoli che non abbiamo le capacità di saltare, ma una visione determinata ci avvicina il più possibile alla nostra autentica direzione interiore.
La sensazione più bella che la propria visione trasmette non è tanto la carica quanto il benessere con se stessi.
Un benessere che alimenta la carica stessa, la creatività, la resilienza, la passione. Un benessere che ci fa esprimere al meglio le nostre potenzialità.
Quando abbiamo il fine, la visione, è più facile trovare un modo per conseguirlo, capire come fare. Ecco perché è necessaria, la visione. Ci fa inquadrare ogni nostro passo, ogni nostra azione, perfino ogni nostro sacrificio, in uno scenario al quale aneliamo, che ci corrisponde, che ci stimola. Una specie di senso del futuro che ci guida e ci sprona a tenere in mano le redini dei nostri giorni.
Stefano Pigolotti