L’efficienza porta sempre all’efficacia?

Efficienza ed efficacia non sono sinonimi e non è detto che convivano, possono però essere una al servizio dell’altra.

L’efficacia è la capacità di raggiungere un determinato obiettivo; efficienza è la capacità di raggiungerlo con il minor dispendio di energie e risorse (si traduce spesso nel principio del massimo risultato con il minimo mezzo).

Entrambi concetti molto utilizzati nell’ambito del lavoro, hanno altrettanta importanza in campo sportivo e in ogni ambito della vita.

È efficace l’azione che produce l’effetto desiderato pertanto è evidente essere la qualità che ci permette di conseguire i risultati che ci prefiggiamo. Se operiamo in maniera efficiente impieghiamo meno tempo e adottiamo meno risorse per conseguire l’effetto voluto.

Felicemente illuminante in merito il pensiero di Peter Drucker: se efficiente è chi fa le cose nel modo giusto, efficace è chi fa le cose giuste.

Questo ci fa ragionare sulle due abilità: essere efficienti accelera il processo per arrivare al traguardo se siamo efficaci ovvero l’efficacia deve precedere l’efficienza.

Ecco che la misura della nostra efficienza deve essere valutata in relazione all’obiettivo quindi alla reale efficacia della nostra azione. D’altra parte però l’efficienza è quella che ci consente di essere organizzati e strategicamente operativi in maniera tale da dare velocità e economicità alla nostra efficacia.

Parliamo di concretezza e di flessibilità, preziosi “collaboratori” del nostro operato.

Si tratta di qualità sempre più importanti, in un mondo dove il dinamismo è essenziale, in un mondo in cui il cambiamento corre alla velocità della luce.

In pratica una persona efficace può essere poco efficiente perché è troppo lenta, troppo pignola, poco autonoma, poco intraprendente. Così può essere inefficace la persona che spende la propria efficienza in attività che non producono gli esiti necessari e auspicati.

Ecco dunque che, posta l’efficacia, l’efficienza è lo strumento per abbreviare le distanze, ridurre la fatica, limare le dispersioni.

Pianificare, snellire, utilizzare i giusti mezzi, selezionare correttamente il tragitto, migliorare le competenze, ottimizzare le procedure, tagliare il superfluo, imparare a gestire emozioni e imprevisti: tutto questo giova all’efficienza, tutto questo si traduce in linearità e incisività di azione.

Viceversa dunque non dobbiamo cedere a un’efficienza puramente teorica, del tutto attorcigliata su se stessa, non indirizzata al servizio dell’obiettivo, praticata come un eccesso di zelo improduttivo. La finalità è essenziale. Essenziale perché confermi la nostra efficacia, essenziale perché la nostra efficienza non si trasformi in un esercizio di “bravura” senza mete.

L’efficienza non determina praticamente l’efficacia, ci aiuta a tenerci sulla strada adeguata e a farci progredire in maniera più spedita. Il metodo, l’ordine, l’abilità di gestione del tempo, ci fanno accumulare meno stress, ci lasciano maggior lucidità per valutare il work in progress, ci stimolano a mettere in relazione comportamenti con risultati, ci fanno canalizzare attenzione ed energia sui singoli passi.

Naturalmente possiamo utilmente affinare la nostra efficienza ma, a monte, dobbiamo lavorare per allenare e potenziare la nostra efficacia in special modo facendo leva sull’intelligenza emotiva.

 

Stefano Pigolotti

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