Felicissimo della partecipazione a Pomeriggio 216 su Seilatv canale 216 del digitale terrestre, ospite di Barbara Caramelli.
Inutile negare l’emozione e il piacere, dell’intervista e dell’opportunità. Ma la felicità è soprattutto legata all’idea che essere chiamati significa essere arrivati al pubblico, attraverso il mio lavoro e il mio libro. Aver destato curiosità e interesse, aver fatto bene un bel pezzo di cammino.
Cosa fa Stefano Pigolotti?
Il coach. In effetti ho parlato innanzi tutto proprio di coaching. Nella mia attività di life, sport e business coach ho un ruolo da stimolatore: stimolatore della crescita personale.
Tutti possono beneficiare della guida di un coach.
Lo scopo?
Migliorarsi e migliorare la qualità della vita e delle prestazioni.
In ambito sportivo, professionale, affettivo.
Migliorarsi ovvero raggiungere maggior consapevolezza, aumentare l’autostima, mettere a frutto le proprie potenzialità, gestire lo stress e i cambiamenti.
Questo e molto altro significa aiutare l’espressione di autenticità e quindi, da un lato orientare a un approccio esistenziale più sereno, dall’altro generare un potenziamento delle risorse e di conseguenza delle performance.
Gli obiettivi sono tanti e diversi, si individuano e si affrontano sulla base delle specifiche esigenze e con lo stretto rapporto di fiducia che si instaura tra coach e coachee.
È sempre molto bello per me poterne parlare.
Sono ben conscio dell’importanza del coaching e del diffuso bisogno, espresso o latente, di un facilitatore. La ricerca di benessere personale, di strade per aumentare l’efficacia della propria azione, di sviluppo e canalizzazione delle skills è altissima.
Dietro tutto questo ci sono i miei studi e il mio impegno. Studi e impegno che, al di là dei molti corsi che tengo, ho voluto in qualche modo racchiudere in un piccolo grande libro: “Il mio destino è sbocciare”.
Anche di questo appunto, ho parlato con Barbara Caramelli. “Il mio destino è sbocciare” contiene una precisa serie di consigli spinosi per reagire all’aridità: la potente metafora di Cactus si è prestata a farmi sviluppare la scala che porta alla consapevolezza. Ogni piolo della scala è un capitolo del libro. Cactus è un simpatico e preziosissimo navigatore che spiega, chiarisce, illumina. Una sorta di esempio che rende molto più comprensibile, facile e fluido il tragitto.
Ho scelto questa forma romanzata, ho scelto un compagno come Cactus, ho scelto uno stile immediato ma non ho rinunciato al linguaggio e alla profondità che il tema richiede. Sono per la semplificazione, mai per la banalizzazione.
Durante gli studi di comunicazione che ho fatto mi hanno insegnato che bisogna parlare immaginando di rivolgersi a bambini distratti. Ho imparato la lezione ma non l’ho mai messa in pratica. Né nel libro né nei corsi. Mi piace invece pensare di rivolgermi a persone che hanno la capacità di seguirmi o la volontà di applicarsi e approfondire. Posso evitare o chiarire i tecnicismi più astrusi ma amo dare il giusto taglio a concetti di grande valore.
Ho fatto altrettanto nell’intervista. E sono lieto che Pomeriggio 216 si sia rivelata un’occasione per soffermarmi su perseveranza, resilienza e gratificazione, ad esempio, passaggi cui tengo particolarmente come ben sa chi ha letto il libro.
Da coach e da autore tutti i momenti di relazione sono peraltro momenti di speciale intensità, input e chance di confronto, scambio e riflessione.
La tv, come forte mezzo di divulgazione, pur nel volgere di una manciata di minuti, può condensare un rilevante messaggio. Un messaggio che è una chiave invitante e seducente per chiunque desideri compiere il proprio viaggio evolutivo.
Per me senza dubbio è anche una soddisfazione non da poco.
Il riconoscimento e la gratificazione, come si evince anche dall’intervista, sono elementi fondamentali per tutti: fanno bene all’amore di sé e alla motivazione!
Stefano Pigolotti