Come essere persuasivi ma non invadenti

Il confine tra persuasività e invadenza è talvolta proprio sottile. E lo è soprattutto perché consideriamo positivo e vincente essere persuasivi quindi possiamo essere spinti a calcare troppo la mano.

Effettivamente possiamo sicuramente considerare la persuasività buona e utile. Dimostra che siamo simpatici, accattivanti, autorevoli. Conferma che sappiamo relazionarci in maniera efficace.

Dalla persuasività all’invadenza però il passo è breve. E si tratta di un passo che dobbiamo impegnarci a non fare.

Qual è dunque il limite da non valicare?

La parolina magica, è proprio il caso di chiamarla così, è rispetto. Rispetto per gli altri, per le situazioni, per noi stessi. Non è un trionfo di intelligenza e personalità, essere invadenti no? Peraltro non è mai motivo di ammirazione, anzi se mai di grande fastidio. Poi non è affatto giusto nei confronti delle situazioni.

Quale che sia il momento o il rapporto che vogliamo esaminare, essere persuasivi è un pregio, essere invadenti un difetto. Sul lavoro e in qualunque ambito di vita, delicatezza e sensibilità, sono doti da praticare con generosità.

Cosa ci fa riconoscere lo stop?

Innanzi tutto, appunto, l’attenzione che dobbiamo a chi abbiamo di fronte e quindi la cautela e la misura che dobbiamo prestare al suo stato d’animo, ai suoi pensieri, alle sue emozioni.

Poi l’argomento. Ci sono temi emotivamente importanti, che meritano particolare riguardo, verso i quali l’invadenza è un comportamento francamente grossolano e inadeguato.

E, ancora, l’ambiente. Ci sono luoghi, istanti, condizioni, nelle quali le parole invadenti sono vistosamente inopportune e deprecabili.

Ma allora come essere persuasivi senza essere invadenti?

Esattamente facendoci guidare dal rispetto. Se teniamo nel debito conto le persone con cui interagiamo, le materie, i motivi, il contesto, ci orientiamo a tenere salda la rotta della delicatezza.

Nessuna ragione, neanche quando siamo nel mezzo di una trattativa commerciale e ci piacerebbe convincere l’altra parte, giustifica l’invadenza. Se siamo bravi possiamo usare l’arma della persuasività senza oltrepassare la soglia dell’educazione, della correttezza, del tatto. Tanto meno possiamo ammettere l’invadenza in campo personale o sentimentale.

Il rispetto e la sensibilità sono armi ben più forti della prevaricazione di chi è invadente.

L’invadenza genera disagio, incrina, innervosisce.

La persuasione ammalia e produce fiducia.

Possiamo allenarci ad affinare il freno che ci impedisce di scivolare nell’invadenza?

Probabilmente è più facile di quanto si creda. Basta ricordarsi che non vorremmo subirla, che la regola etica della reciprocità è magnifica (“non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”), che prima o poi potrebbe rivelarsi un boomerang.

 

Stefano Pigolotti

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