Come e perché allenare la grande risorsa dello stupore

Lo stupore è la molla di ogni scoperta. Infatti, esso è commozione davanti all’irrazionale (Cesare Pavese).

 

Si dice che lo stupore sia il principio della filosofia. Lo abbiamo imparato da Platone e Aristotele. È quel moto di meraviglia e di sorpresa che infatti ci stimola domande per le quali ci mettiamo a caccia di risposte.

Ci stupiamo dell’inconsueto, di ciò che sfugge all’ordinario, di quello che non ci aspettiamo.

La sorpresa, l’elemento dell’imprevedibilità, cattura la nostra attenzione.

Devia il corso normale delle cose, ci mostra qualcosa che non avevamo messo in conto, che va oltre le nostre aspettative. Di fronte a qualcosa che ci stupisce diciamo che è sensazionale. E lo è perché coinvolge appunto tutti i nostri sensi.

L’ignoto che si palesa ci scuote, ci lascia attoniti, senza parole.

Non appartiene alle nostre conoscenze, non è collocato nelle nostre abitudini mentali. Può suscitarci emozioni positive o negative ma è comunque il pieno flusso di ciò che è e accade, al di là del fatto che ci spiazzi. Qualcosa di nuovo che non albergava neppure nella nostra immaginazione.

Questa è la sua forza, quella di presentarci l’insolito e di proiettarci in una dimensione con la quale non abbiamo confidenza.

 

Perché è così importante la molla dello stupore?

 

Lo stupore è importante perché è un’emozione fondamentale: attiva l’apprendimento perché stimola le funzioni cognitive. Ci muove a cercare e scoprire il nesso tra ciò che ci sorprende e ciò che sappiamo.

Dilata le nostre percezioni, “allarga” la nostra vita perché vi fa entrare elementi nuovi.

Possiamo paragonarlo a una scarica elettrica che ci pervade e aziona una serie di meccanismi.

Pensiamo ai bambini, alla loro straordinaria meraviglia verso tutto ciò che incontrano ed esplorano. Anche da adulti il batticuore per il fattore sorpresa è determinante, perché conserva e accelera il processo di crescita ed evoluzione.

Tante scoperte, tante innovazioni, hanno le loro radici nello stupore.

Il “colpo di genio” talvolta è l’illuminazione dalla quale ci lasciamo cogliere se siamo abbastanza flessibili per godere della sorpresa.

La commozione davanti all’irrazionale di cui parlava Pavese descrive lo stato d’animo dell’accoglienza di ciò che stupisce: non viviamo la smania di dare a tutto una spiegazione logica, prendiamo invece il momento nella sua energia dirompente.

 

Cosa smuove lo stupore?

 

Calamita innanzi tutto, come dicevamo, la nostra attenzione. Siamo concentrati sul fatto sorprendente.

Questo rompe gli schemi, pone davanti al nostro cammino un fattore diverso, una prospettiva inconsueta, una possibilità non considerata. Dobbiamo dunque frugare dentro di noi per mettere in campo le risorse utili a gestire al meglio l’evento inatteso.

Ecco che lo stupore ci porta a svelare nuove cose di noi, ci strappa agli automatismi che ripetiamo per abitudine, ci offre altre opportunità.

Non solo. Essere pronti e aperti alla meraviglia significa concedersi continuamente la probabilità di una svolta.

Nulla è del tutto scontato, niente è davvero per sempre. I luoghi comuni, i nostri limiti, i condizionamenti culturali, possono essere spazzati via da qualcosa che ribalta l’ordine delle cose o introduce un fattore singolare.

Se ci alleniamo dunque ogni giorno a riconoscere la bellezza delle piccole cose, se allentiamo la morsa che ci inchioda alla routine, se forziamo i binari uscendo dalle consuetudini statiche e ripetitive, svegliamo la nostra curiosità, la avviamo a mantener vivo lo stupore.

Quello stupore che si rivela portentoso per il nostro umore e per la nostra creatività.

Quanto più manteniamo la capacità di stupirci tanto più ci manteniamo vivaci, positivi, fiduciosi. Smettiamo di credere che sia tutto immutabile e entriamo in armonia con le trasformazioni. Conserviamo e valorizziamo, cosa non da poco, il nostro spirito fanciullo e quindi ci guardiamo perennemente intorno, intercettiamo input, scorgiamo chance.

 

Se un fiore sboccia fuori stagione forse ha qualcosa da raccontarti, non essere così stolto o distratto da non farti sorprendere!

 

Stefano Pigolotti

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